Scrittore e saggista da non dimenticare di Saverio Testone Q uando si menzionano gli scrittori siciliani più in vista del secondo Novecento il nome di Sebastiano Addamo (1925-2000), di norma, non compare accanto a quelli di Sciascia, Bonaviri, Bufalino, Consolo e D'Arrigo. Gli si fa un torto perché lo scrittore e poeta catanese, al pari di altri narratori isolani spesso dimenticati come Antonio Pizzuto e Angelo Fiore, merita di essere annoverato tra i maggiori rappresentanti della letteratura siciliana contemporanea. L'occasione, adesso, per una piena rivalutazione dello scrittore e una rivisitazione meno superficiale della sua opera saggistica, narrativa e poetica viene offerta dal volume pubblicato dall'editore Angelo Parisi contenente gli atti del convegno di studio su La figura e l'opera di Sebastiano Addamo svoltosi a Lentini quattro anni fa, pochi mesi dopo la morte dello scrittore, promosso dal locale Kiwanis club. Se effettivamente la notizia della morte di Addamo passò quasi sotto silenzio sulla stampa nazionale, il convegno ebbe il merito di ridestare l'interesse della critica nei suoi confronti e questi atti, grazie anche al certosino lavoro di ricerca e di raccolta dei documenti compiuto dalla vedova dello scrittore Grazia Cavallaro e da Alfio Di Pietro, ne sono una prova convincente per la qualità e la quantità degli interventi. Gli atti contengono le relazioni, le testimonianze e i contributi di quanti, pur non essendo presenti al convegno, hanno comunque voluto rendere omaggio allo scrittore, e comprendono anche un'utile scheda bibliografica curata dagli attuali allievi delle scuole di Lentini. Tra gli interventi figurano pure quelli di Vincenzo Consolo, Pietro Mazzamuto, Nicolò Mineo, Salvatore Silvano Nigro, Antonio Di Grado, Sergio Palumbo, Rita Verderame, Giuseppe Bonaviri, Milo De Angelis, Silvana Grasso, Dacia Maraini, Ferdinando Scianna. Da tutti questi scritti critici e memoriali emerge il ritratto di un intellettuale solitario, schivo, polemico e nel contempo di un uomo di saldi principi etici e di profonda umanità.
(Gazzetta del Sud - giovedì 5 febbraio 2004)
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