Il bel verbale


Edizioni di Vanni Scheiwiller - Milano 1984

Il bel verbale

acqueforti di Dimitri Plescan

Verrà (non ti curare) con nitido

rigore di geometria verrà il tempo

docile dell'inventario, ragioniere 

asfittico e torvo per l'azienda

da portare avanti secondo le esatte

leggi del mercato computando costi 

e ricavi, perdite e profitti, e bisogna

- anzitutto bisogna - riordinare 

il giro, eliminare le cosiddette spese

improduttive, pervenire al pareggio

(meglio d'ogni cosa un paio di buoi

macellati freschi e vendere tutto:

lombi, muscoli, sangue e acqua,

 la pelle, fegato e budella,

triturare perfino le ossa e farne 

concime - vita che dà altra vita  - )

e dietro la vitrea esangue angoscia

(in tal nome filosofi eunuchi celano 

l'inutile ricerca d'identità) che ti 

coglie alla nuca, ma con l'uso di un 

poco di ragione -secondo l'accurata

saggezza d'Epicuro - pure per te 

arriverà di netto il plusvalore

finalmente perentoriamente

trionfante mostrerai a sconcertati

dèi il tuo bel verbale omologato.

 

1976


Per un grido

Siamo di quelli che sbagliammo

strade, giungono a nudi sentieri

che si biforcano, perdere l'ultimo

autobus nella nitida sera di riposo

fra case silenziose e ignote con

poche finestre illuminate. Perdere

l'ultimo autobus...

 

Così - nell'estatica parmanidea

immobilità - giunse il tuo grido

memore forse d'Eden mai ritrovati

ancestrali memorie d'alvei perduti,

ombre varcò silenzi  pareti

si spense

come lampada fulminata, di colpo

come l'insetto schiacciato, come il

capraio ucciso all'alba (ne parlano

i giornali).

Ti restò la colpa (venire all'essere,

da Anassimandro in poi, dicono, è colpa)

- e non è - d'essere viva, sapido

tepore di sangue e malattia, lo scacco

 rigoroso del giorno.

 

Ma non giungono gli spettri

da molto lontano, sono qui:

a due passi guardano con

rotondi occhi tiroidei non è

non è la morte che spaventa

i vivi

- è la vita.

 

1976


 

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27. Casa di Dimitri, ore 22

(pensando a Silvio D'Arzo)

In quel giro di scale

di fantasmi scarmigliati

obliqui graffiti rintracciano

preistorie

per l'ultimo tempo

per l'azzurro

per questa età di

convertiti

cessate le storie rimesse

in sesto anche le

pareti

non c'è che attendere

rifare strade

a occhi chiusi saltare

i fossi il muro

l'orrore intervenendo, dopo,

nel chiuso pacifico d'una stanza.

 

da: ALTERNATIVE DI MEMORIA

Appunti di diario milanese

Milano - LIBRI SCHEIWILLER 1995

 

 

 

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