Luigi Dugo
Luigi
Dugo è nato ad Avola, provincia di Siracusa. Attualmente vive ed opera a
Lentini. Numerose sue opere sono presenti nelle collezioni
d'arte nei maggiori centri italiani ed in Francia, Germania, Svizzera, Polonia,
Inghilterra, Olanda, USA. Si trovano inoltre sue opere grafiche presso: Archivio
della Biennale di Venezia, Biblioteca Nazionale di Roma, Biblioteca Nazionale di
Firenze, Biblioteca Comunale di Ancona, Museo d'Arte Moderna di Roma, Museo
d'Arte Moderna di Parigi, Museo d'Arte Moderna di Amsterdam, Archivio Arti
Visive della Provincia di Ancona, Museo Civico "Salvi" di Sassoferrato,
Museo Comunale dell'Informazione di Senigallia, Archivio della Quadriennale di
Roma.
Carlo Franza 1983; I Grandi Capolavori nell' Arte Antica e
Contemporanea, 1990; Guida agli Artisti Famosi nel Mondo 1990. Hanno scritto di
lui: S. Addamo, B. Arcurio, M. A.ttanasio, G. Ara, P. Belluardi Montineri, L.
Bruni, L. Carli, L. Cavallari, G. Caldini, M. Ceroni, G. Cherubini, G. Consoli,
D. De Gregorio, R. De Martino, C. Dollo, A. Forti, C. Franza, S. Giannattasio,
F. Grasso, V. Librando, L. Odierna, L. Ossani, R. Ricci, M. Rindi, G. Romiti, G.
Servello, A. Sinacusano, P. Sfogli, G. Tuti, F. Torrisi, S. Ventisette.
Sebastiano
Addamo
anni fa, scrivendo della pittura di Luigi Dugo, sottolineava alcune
caratteristiche formali dell'artista, soprattutto evidenziando il mondo
raffigurato da cui traspare il senso di una umanità triste e desolata. "Le
case, le strade, i paesaggi appaiono privi di luce, eternamente anneriti e
opachi. Allo stesso modo sono profilate le periferie; sono cieche, luoghi
senz'anima, ruvide e inabilitabili.
Come
se da ogni parte salga uno spavento, come se un terrore incombente penetri le
cose e gli uomini. Perciò in Dugo gli spazi quasi sempre sono chiusi,
circoscritti e limitati: non c'è alcun al di là da perseguire; nient'altro che
una vita "data" che all'uomo è imposta e non può essere mutata. È
vero che dell'uomo è la sua torva tenacia a essere in qualche modo connotata;
ma è una tenacia impotente, mentre ogni idillio appare sempre fuori da ogni
possibilità, sempre oltre tutte le attese. Bisogna ricordarlo: il dialetto
siciliano è una lingua che è priva del tempo futuro, come l'uomo siciliano
-storicamente- manca di speranza. Luigi Dugo analizza una condizione: senza
alcuna tentazione folkloristica, senza falsa pietà e senza manicheismi, bensì
effettualmente e laicamente. La sua cifra continua ad essere quella di una rocciosità che plasticamente allude alla disperazione. Forse la speranza
rientra nei suoi propositi d'uomo; in ogni caso, non fa parte della sua realtà
di artista".
Emerge
dalle opere di Dugo il tono di una sottile melanconia, quasi la consapevole
certezza della difficoltà dell'esistere, per cui ogni cosa è come segnata
dall'ansia di una forma serrata, segnata, anche se espansa per fissare sul piano
dell'espressione un mondo di idee e di suggestioni che sembrano ruotare
attorno ad una particolare filosofia della vita dura, difficile senza evasioni
ne aperture.
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