Il giro della vite |
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Garzanti - Milano 1983 |
Fuga di notte |
NOTE (dell'autore) |
Tramonto Questa luce corvina e i cavalli impazienti battano la paglia per la futura età senza ombre, gli alti occhi sono spenti strisce di suoni illuminano i deserti, eco di sonni e labili attese d'albe vecchie, ossari si rizzano dappertutto,
non vogliamo nemmeno espiare non aspettiamo più niente
parole in consolabili nella sera trasparente almeno fracassino le tempie spezzino le rampe, gli spazi corrodano una volta lasci dagli dei in fuga. Dopo la Stagione Porta Rosa Ci sono state aurore annunziate, storie di bertucce e giganti, di ombre e viandanti. Davanti la porta senza numero un uomo faceva cenni, non si sapeva se per invitare o scacciare. L'allarme della lucertola fra l'erba, dietro l'ombra. Era però noto che di là, oltre la porta e la casa, nel giardino invisibile, si sarebbero rinvenuti sette sentieri, sette zampilli di fontana, sette di ogni cosa. Il luogo del tempo che non invecchia. Qualcuno difatti pare una volta abbia presentito delle musiche senza tono. Del resto è noto che i blues sono nati dall'errore, dal distribuire il 5 per 12. Dall'impossibile. La porta aperta mostrava un corridoio lunghissimo e splendente, e, di là di esso, qualcosa come chiaro e oscuro. Facile capire che era il luogo di Eraclito, il quale un tempo fu saggio, e impietoso. Sono espiati i delitti non commessi. Era vigoroso e solitario. Chi riuscì a oltrepassare la porta, lascio alle spalle le case della notte, la desolazione di rocce grigie e giallastre. Verso dove? Sarebbe riuscito a dare ordine a propri passi? Alla fine, la porta si chiuse. Rimase il corridoio da attraversare. Soltanto una luce senza ombre.
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Tramonto.
La poesia scaturisce per suggestione negativa dal seguente passo: "I miti e le religioni sono il risultato del vuoto lasciato nel mondo per essersi Dio ritirato" Citato da : Furio Jesi, La cultura di destra (Garzanti - Milano 1979)
Porta Rosa - La Porta Rosa di Elea, della quale parla Parmeide nel suo poema. Racconto di un viaggio e una scissione. La porta, infatti, separerebbe verità ed errore, luce e tenebre.
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Ospiti estranei | ||
Farfalle
Non so per ritrovare che cosa lo slancio vibratile maschio e femmina il nous che li contenga
ti spingi a guardare le due farfalle s'intrecciano al sommo dell'albero la vita più intensa è la più mortale presto di esse non si avrà memoria
al vento della città tu continui ad aspettare la piaggia il lampo nel buio la gemma che implacabile spacca la corteccia il taciturno inverno che si dilaga rompe i muri l'obliqui azzurro i suoni il gufo il salice del lago vigile sicario con occhi amari ti guarda.
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